
Nella primavera del 1990 debuttavano sul mercato italiano due novità che da sole si sarebbero contese una intera nicchia di mercato, per quanto ormai piuttosto ristretto rispetto ai decenni passati, e abbandonato da quasi tutti i costruttori: la Mazda Mx-5 e la rinnovata Spider Alfa Romeo. Le Mazda giravano in Giappone e in America già da circa un anno, dove erano state, sin da subito, un successo. Successo basato essenzialmente sul luogo comune (che all’epoca pero’ era la pura e semplice realtà dei fatti), ossia che i Giapponesi erano i più bravi del mondo a copiare. Mx-5 nasce non solo ispirandosi, ma in molti dettagli copiando pedissequamente (persino a livello “uditivo”), le famose, fascinose, e intramontabili Spider inglesi e italiane dei favolosi anni ’60 e ’70, proponendole in chiave efficiente e moderna per affrontare il nuovo decennio da vincenti.
Queste fascinose Spider anni ’60 e ’70 avevano nel frattempo cessato di essere prodotte, quando addirittura non erano scomparse del tutto le stesse case costruttrici. Tranne in un caso: il Duetto. Lo Spider Alfa, sempre diverso eppure sempre uguale a se stesso, era ancora regolarmente prodotto e commercializzato dal 1966, anche in America, e aveva affrontato interpretandoli alla lettera i “plasticosi” anni ’80 con la versione ormai universalmente riconosciuta come quella esteticamente meno apprezzata, la “Aerodinamica”. Nel 1990 pero’ Pininfarina rimette mano al Suo capolavoro chiamato Spider, con quello che potremmo definire un colpo da maestro: nessuno si aspettava che da una vettura con quasi 25 anni sul groppone, potesse nascere un nuovo, riuscitissimo lifting estetico, tanto da rendere di nuovo appetibile e accattivante anche per i non “appassionati” un modello decisamente sui generis, per non dire tecnicamente risalente a diverse generazioni addietro. Un “colpo di coda” geniale.
Non vorremmo andare a ripercorrere troppo la prova che trovate su Quattroruote 7/90: per noi Alfisti si tratta di una ferita ancora aperta, una Alfa Romeo maltrattata (soprattutto sul piano dinamico e dalla guidabilità) dall’ ultima arrivata – ed allora lo era nel vero senso della parola -, era qualcosa di inspiegabile, di inconcepibile e soprattutto inaccettabile. Tuttavia questa illustre sconosciuta nasceva proprio quando il Duetto cominciava il suo canto del cigno, e dopo la splendida IV serie lo Spider Alfa Romeo non ebbe eredi dirette ad Arese nè tecnicamente nè commercialmente, mentre la terribilmente efficiente “fotocopia” (qualcuno disse “brutta copia”, ma più per rabbia che per verità), sarebbe diventata nel corso dei 25 anni, aggiornandosi ed evolvendosi in più edizioni, la roadster più venduta di tutti i tempi, tanto che nel 2011 ne erano già state prodotte 900mila, quindi col senno di poi una antagonista di tutto rispetto per la Spider (all’epoca già classica “d’ufficio”).
E’ pur comprensibile che dovendo acquistare una decappottabile 2 posti nuova e sportiveggiante, nel 1990 il potenziale utilizzatore badasse chiaramente più alla sostanza: una vettura efficiente, moderna, divertente, ben rifinita e assemblata, con un assetto sportivo e magari un motore moderno, con le 16v tanto in voga, che dava il meglio di sè a girar allegro. Vista con occhi del 1990, la Spider Alfa Romeo, pur bellissima, di una bellezza classica ma magistralmente attualizzata, una bellezza cui pochi (occorre dirlo) e forse solo all’epoca della presentazione potevano preferire la semplice e più “moderna” antagonista, è molto più elegante che sportiva, complice un assetto sin troppo morbido, e il nostro glorioso, amatissimo bialbero, non aveva ancora finito di inghiottire bene la pillola dell’ iniezione elettronica che lo avevano dovuto tappare con una bella marmitta catalitica per essere al passo con le nuove norme. Un due litri che, a conti fatti, aveva solo qualche cv in più dei 115 erogati dal 1.6 giapponese, senza contare oltre al danno la beffa finale: aprendo il cofano della Mazda, ci si trovava davanti ad un motore che, ad un primo sguardo, sembrava proprio lui, il bialbero Alfa Romeo!
Intendiamoci, le prestazioni fra le due roadster sono fondalmentalmente allineate, ma vista la differenza di cilindrata (per non parlare di quella tra i due marchi sui musetti, 25 anni fa una Mazda in Italia nessuno sapeva cosa fosse), era decisamente sorprendente (si dice sempre sorprendente quando sei sorpreso ma pure incaxxato?) che questa illustre sconosciuta si permettesse di eguagliare la Spider per eccellenza, la Musa Ispiratrice, capolavoro di Pininfarina, la più amata dagli Italiani ecc. ecc. addirittura risultando molto più sportiva e divertente da guidare, caratteristiche queste ultime da sempre appannaggio esclusivo di ogni Alfa Romeo nei confronti delle concorrenti.
La Nostra prova si svolge pero’ nel 2015, e dunque il Nostro giudizio (oltrechè ovviamente personalissimo e dichiaratamente non imparziale: siamo il Club Alfa Roma), coinvolge soprattutto l’aspetto emozionale delle vetture. Finitura, tenuta all’ acqua, consumi, prestazioni sul filo dei decimi di secondo, e comunque tutto quello che nell’ uso quotidiano dei primi anni 90 avrebbe potuto rendere una Mazda molto più apprezzabile di un Duetto, su un’ auto di 25 anni ha una importanza spesso relativa, quando non addirittura irrilevante.
Una Spider IV Serie è, oggi e per sempre, un’ auto classica a tutti gli effetti: una linea senza tempo e senza eguali, sensazioni di guida da auto molto più d’antan di quanto non lasci pensare la data di immatricolazione, un assetto di guida infossato circondati da forme uniche, con la leva del cambio in quella posizione quasi orizzontale, tanto che seduti in quell’abitacolo non si potrebbe mai dire di essere altrove se non a bordo di un Duetto, ma anche con la coscienza di essere alla guida di un’ opera d’arte, un monumento universalmente riconosciuto come tale, i cui difetti (oramai decisamente d’epoca anche quelli) si sono nel frattempo tramutati in caratteristiche peculiari, un’ auto talmente icona di se stessa e del proprio marchio da essere ancora, a 20 e più anni dalla cessata produzione, considerata a molte latitudini “L’ ALFA ROMEO” sic et simpliciter, l’ Alfa per eccellenza insomma, anche e soprattutto per i non Alfisti.
La Mazda MX-5 I serie, oggi, rimane un divertentissimo giocattolo, che è d’epoca solo per sopraggiunti limiti di età (e relativi benefici nei costi di gestione), e per principi ispiratori. La linea è piacevole (d’altra parte di roadster innegabilmente brutte è storicamente difficile disegnarne), molto lineare e aggraziata, col plus all’epoca ultramoderno e al contrario oggi molto vintage dei fari a scomparsa, gli interni di buona qualità appaiono un po’ troppo semplificati e dimessi per chi in un’ auto d’epoca cerca sia appagamento estetico ma anche sensoriale (tattile, olfattiva), non ha quel sapore di realizzazione quasi artigianale (anche nei difetti) che il Duetto puo’ vantare, fermo restando che d’altra parte il successo commerciale planetario ne fa una vettura diffusissima e dai costi davvero molto abbordabili (un esemplare molto bello difficilmente supera i 5000 Euro di quotazione, mentre per uno Spider IV serie in pari condizioni è piuttosto raro che ne bastino 10mila), insomma l’ideale per chi, senza tanti patemi, vuol godersi la guida en-plein-air di una due posti secchi sportiva e a trazione posteriore, da usare anche tutti i giorni, magari per avvicinarsi al mondo dell’ auto d’epoca senza troppi pensieri, o per chi cerca “solo”, e non è poco, una guida appagante e divertente, e infatti anche la piccola Mazda vanta estimatori e sodalizi in tutto il mondo.
Insomma, onestamente nel 1990 non si potevano certo biasimare i molti che sceglievano Mazda per l’uso quotidiano, ma noi preferivamo e continueremo sempre a preferire, soprattutto in ottica collezionistica, l’ originale e intramontabile Spider Alfa Romeo, guardando pero’oggi la piccola Mazda con più simpatia rispetto a quando erano concorrenti dirette; una sorta di erede morale, nata e concepita deliberatamente per raccogliere il testimone di una gloriosa stirpe di auto (non solo il Duetto), proprio quando sembrava che tale tipologia di vetture fosse destinata a scomparire, portandola anzi a varcare il millennio, “copia conforme” diventata a sua volta simbolo di un’ epoca successiva, i cui tanti pregi non riusciranno mai a farle superare quello che ai nostri occhi è il suo unico limite insormontabile : quello di non essere un Duetto Alfa Romeo.
Ringraziamo il Centro di Guida Sicura Aci Sara di Vallelunga per avere ospitato il nostro set fotografico.
[Andrea Sapia]